14 gennaio 2014 - PALERMO
Stazione - Ballarò - S.Giovanni degli Eremiti - Cappella Palatina-Cattedrale - pranzo trattoria Papyrus
Corso Vittorio Emanuele - 4 Canti - Cala - Foro Italico _
La Kalsa - San Francesco - La Martorana - San Cataldo - San Giuseppe dei Teatini - Via Maqueda   -
circa 8 Km

IL DIARIO DI LAURA

Destinazione Palermo

Partecipanti Alba, Angela, Anna Po, Camilla, Carla, Dani, Gio, Giulio, Isa, Iso, Laura, Lucia, Mariella, Patti, Pino, Rita, Sandro, Titti .

Durata parte della notte e tutta la giornata

La sveglia suona, e vado a svegliare il gallo, perché sono le quattro e mezzo. Caffè, preparazione veloce e alle cinque e dieci Patti e io siamo all’appuntamento con Iso, Angela e Giulio. E’ buio, la città è deserta e in un attimo siamo all’aeroporto. Partenza in perfetto orario. Il viaggio dura un’ora e dieci e passa allegramente fra offerte di cibi e prodotti e parole crociate. I posti assegnati a me e Patti sono dalla parte sbagliata dell’aereo così che, quando comincerà a far luce, non vedremo niente. “ Hai visto le Eolie? Hai visto l’Etna?” mi chiederanno poi. No, non li ha visti. E però io ci sono stata e voi no, dico io. Atterraggio perfetto. Patti dice che inizialmente questo aeroporto aveva presentato dei problemi, per via che è attaccato alla montagna, poi avevamo modificato …. Hanno spostato la montagna?, interrompe Isa. Chiedo a un gruppetto se hanno visto l’alba. L’Alba? E’ in bagno, rispondono. Prendiamo l’autobus per andare in città. Costeggiamo a lungo il mare, una tavola di argento azzurro.
Scendiamo alla stazione centrale e fatti pochi metri ci imbattiamo in un negozietto di panelle ( frittelle di farina di ceci ) . Ne comperiamo una bella quantità, servite assieme a delle crocchette di patate, dentro a panini che hanno lo scopo di raccogliere l’unto – tanto - che cola. Sono buonissime: ottimo il primo impatto con la cultura gastronomica locale.
Attraversiamo Ballarò, un tripudio multicolore di frutta, verdura e pesci. I prezzi sono molto più bassi che da noi, ma sentiamo che i locali se ne lamentano perché sono troppo alti.
Raggiungiamo la chiesa di S.Giovanni degli Eremiti, una delle più belle della Palermo normanna. Vi si accede attraverso un suggestivo giardino con piante esotiche. La chiesa, di aspetto orientaleggiante e sormontata da cinque cupolette rosse, fu eretta nel 1132 con maestranze arabe, e l’influsso arabo è chiarissimo all’interno, di un’eleganza spoglia e perfetta. Nel giardino un’impiegata della biglietteria raccoglie dei mandarini cinesi,piccoli, oblunghi e profumatissimi. Ce li offre, e sono buonissimi.

Andiamo al Palazzo Reale a visitare la cappella Palatina, tutta rivestita di splendidi mosaici. Il resto del palazzo purtroppo non si può visitare perché è in corso una seduta del Consiglio comunale. Al bookshop alcuni fanno acquisti, e questo gli dà diritto a visitare le mura puniche che sono nel sottosuolo. Noialtri che non abbiamo comprato niente usciamo nel sole che sfolgora in una luce africana. Fa caldo, e cominciamo a svestirci. Alba è tutta contenta perché alla biglietteria, quando ha chiesto la riduzione per gli over 65,le hanno chiesto la carta d'identità per verificare la data di nascita. A me invece no.

Anna dice che nell’architettura del palazzo ci sono un casino di stili. Probabilmente si dice “ miscellanea “, dice Rita. Pino chiede se sappiamo qual è il numero dell’interno se vogliamo parlare con Dio. Nessuno lo sa. E’ 6-1-6-3, dice lui. Sandro aveva detto ripetutamente di tenerci il biglietto d’ingresso per poter uscire, e quindi poco prima dell’uscita lo butto dentro un grande otre di metallo che raccoglie la spazzatura e poi subito dopo mi torna in mente che serve per uscire dal tornello e mi sbilancio dentro l’otre e per fortuna riesco a ripescarlo.

Andiamo alla Cattedrale che, secondo i miei gusti , non è proprio memorabile. Consiglio gli amici di salire sui tetti, da cui si gode una vista bellissima sulla città, ma sfortunatamente è passato l’orario. Usciamo ed è l’ora di pranzo. Sandro dice che sarebbe meglio dividerci in due gruppi perché siamo in diciotto e potremmo avere dei problemi a trovare posto al ristorante. Quindi un gruppetto di sei, di cui faccio parte anch’io, che preferisce mangiare qualcosa di veloce in un bar, saluta e si dirige verso il mare, dove ci inconteremo verso le tre con gli altri. Entriamo in un localino dall’aria un po’ dimessa e ordiniamo arancini, caponata e cannoli, tutti ottimi. E con questo abbiamo finito coi piattti più tipici della cucina locale. Prendiamo la via Vittorio Emanuele. Arriviamo ai Quattro Canti, una piazza ottagonale che riproduce la spartizione della città in quattro settori. Le quattro fontane sono animate da nicchie, balconcini e statue barocche.

Arriviamo al mare, quindi ci sediamo nelle panchine al sole e aspettiamo gli altri. Quando arrivano riprendiamo la visita della città. Vorremmo vedere la chiesa di S. Caterina ( biribin, biribin, biribin, bum bum come dice la canzone che cantiamo dalla prima all’ultima strofa ), ma è chiusa.
Quindi andiamo alla chiesa di S. Francesco, bellissimo esempio di architettura gotica, con una facciata molto originale nella sua semplice eleganza. All’interno il bel monumento tombale di un giovanetto ( Antonio Speciale ) di una bellezza delicata come quella di Guidarello e una Pietà in cui il Cristo in piedi è sorretto dalla Madonna che gli sta alle spalle.
Ci affrettiamo poi verso la chiesa della Martorana, che chiude alle cinque e mezzo. E’ un bell’esempio di architettura normanna, eretta nel 1143. Trecento anni dopo fu ceduta al vicino monastero benedettino fondato da Eloisa Martorana. Più volte ampliata e rimaneggiata, ha una facciata barocca. Della costruzione originaria restano il bel campanile e il corpo squadrato della chiesa, sormontato da cupolette emisferiche su tamburo ottagonale. I mosaici dell’interno sono di puro stile bizantino e assieme a quelli della Palatina, costituiscono il più antico ciclo musivo della Sicilia. Le belle volte furono affrescate nel settecento. La chiesa accanto è S.Cataldo, che è la sede dei cavalieri del Santo Sepolcro. Fu eretta in epoca normanna ( circa alla metà del Mille e cento ) . Conserva la forma originaria con arcature cieche nei muri esterni, merlature arabe e tre cupolette rosse emisferiche. L’interno a tre navate con sei colonne antiche e le pareti nude è molto suggestivo. Bello il pavimento a mosaico. Ci sediamo ad ascoltare una giovane guida che ci racconta tutta la storia della chiesa senza risparmiarci il minimo dettaglio. Dopo un po’ chiudo gli occhi e mi addormento. Verrò poi molto sgridata perché dicono che ha dato informazioni molto interessanti. Ad esempio ha detto che durante un restauro nell’Ottocento un architetto trovò un pezzo della copertura delle cupole di color rosa e, pensando che il colore originario fosse stato il rosso, poi sbiadito, verniciò tutte le cupole di rosso. Si scoprì poi che si trattava di un bianco che si era deteriorato , ma ormai non si poteva fare più nulla perché le cupole rosse nel frattempo erano diventate un simbolo di Palermo. Poco dopo il mio risveglio la visita termina. Passiamo da Piazza Pretoria, con la sua grande fontana animata da statue di divinità, animali e allegorie.

Visitiamo la chiesa di S. Giuseppe dei Teatini, che ha un interno grandioso con stucchi, marmi e affreschi. Ai lati dell’ingresso principale due enormi acquasantiere barocche, con angeli che sono piombati giù dal cielo e se ne stanno lì in equilibrio precario. Sotto questa c’è la chiesa della Madonna della Provvidenza, simile a una vasta cripta piuttosto sgarrupata. Ci avviamo a piedi verso la stazione dove prendiamo il treno alle 19.10, non senza aver fatto una veloce puntata alla rivendita di panelle. Dopo un’ora e dieci siamo all’aeroporto. L’aereo parte alle 21.25. Volo e atterraggio regolare . A casa a mezzanotte. Sono state due bellissime giornate – con tutte le cose che abbiamo fatto non mi verrete a dire che siamo stati via solo per un giorno?



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