5 novembre 2014 - Prati Mugnano
Parcheggio Prati di Mugnano - Commenda - Sella di Monte Mario e ritorno - 5,5 Km    disl. 200   ORE 2

IL DIARIO DI LAURA

Destinazione Prati di Mugnano, alla ricerca disperatamente infruttuosa di un posto dove non piovesse

Partecipanti Cate, Iso, Laura, Maurizia,Miriam, Patti, Sandro, Titti
Durata due ore e venti
Durata della pioggia : due ore e un quarto , si è fermata solo per cinque minuti mentre telefonavamo ad
Angela per invitarla a venire a pranzo con noi, permettendoci di darle l’impressione di
essere delle persone normali e non dei pazzi scatenati che per tenerli a casa di mercoledì li devi legare ai piedi del letto.

Alle otto e mezzo alla Meridiana. Piove, e le previsioni del tempo non promettono niente di buono, ma siamo in otto ! Partiamo per Sasso Marconi, per prendere un sentiero che parte in prossimità del ponte. Il cielo è di un grigio uniforme e minaccioso ma laggiù in fondo, sulla sinistra, c’è uno squarcio luminoso. “ Cielo che luce acqua produce”, dice Patti, accidenti a lui e ai proverbi popolari. Infatti riesce a gufarci e, quando arriviamo là, lo squarcio è scomparso e la pioggia cade fitta e sottile. Scendiamo, ci vestiamo da pioggia poi risaliamo in fretta in macchina perché il sentiero è stato chiuso con un cancello invalicabile. E adesso cosa facciamo? L’ipotesi più sensata – andare a San Luca – viene scartata e quindi andiamo ai Prati di Mugnano. Tento invano di convincere gli amici ad andare a prendere l’aperitvo per fare venire mezzogiorno, l’ora in cui abbiamo prenotato al ristorante Joly, ma non c’è verso di convincerli. Alle nove e tre quarti cominciamo quindi la passeggiata. Piove. Il sentiero parte subito in salita, ed è carino vedere il serpente colorato di giacche a vento, mantelle e ombrelli multicolori che si snoda davanti a me. Il paesaggio non manca di una sua umida bellezza: i contorni sono delicatamente sfumati e ci sono striature di nebbia leggera qua e la’. Il sentiero scorre a valle – sì, ruscella – e in certi punti è coperto di fango, ma non c’è da preoccuparsi per la discesa perché Sandro – che ha una fiducia illimitata nella geologia – dice che questa è arenaria e quindi non si scivola. Sarà, ma io scivolo anche in salita! La natura attorno è impazzita, ed esibisce fiori estivi come le ginestre. Facciamo una sosta sotto gli alberi della zona picnic e qualcuno suggerisce di fermarci a giocare a burraco, ma sfortunatamente nessuno ha portato le carte e comunque Sandro ci scorticherebbe vivi se lo facessimo. Piove a intensità variabile, cosicchè quando dirada un po’ ti illudi che smetterà, ma poi riprende più forte di prima. Io ho le scarpe di goretex, come pure la giacca e la mantella e tengo tutto il tempo l’ombrello aperto, ma riuscirò a inumidirmi tutta lo stesso , e così gli altri. Andiamo avanti con aria molto determinata e siamo consci che stiamo facendo qualcosa che pochi farebbero – ai vol di matt, direbbe mia nonna – e questo ci inorgoglisce . Per fortuna ci sono dei tratti nel bosco, dove gli alberi ci difendono un po’ dalla pioggia. Alle undici decidiamo che abbiamo dato prova sufficiente di coraggio e sprezzo del pericolo e cominciamo a tornare indietro. Il ritorno si svolge senza incidenti, cioè non cadrà nessuno, nemmeno io. A un certo punto io e Patti restiamo indietro e Sandro si ferma ad aspettarci perché , in ottemperanza alla canzone del Quartetto Cetra “ lui le voleva bene, tanto bene, tanto bene, bene da morir “ ha paura che lui mi abbia gettato in un burrone. La canzone la canta anche, oggi è molto canoro, si vede che è felice. Alle dodici e mezzo siamo al Joly, dove dopo poco ci raggiungono Angela e Giulio – Alberto no, perché ha fatto in modo di impegnarsi a scuola nelle ultime ore del mercoledì, così non gli rompiamo le scatole chiedendogli di venire con noi. Il pranzo è buono e abbondante, per i soliti tredici euro. A casa alle tre.

 

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