Aprile 2009
Vignola - lungo panaro - Via Romea Nonantolana - Pieve di Vignola - Campiglio - Villabianca - Fornacione - Marano - lungopanaro - Vignola
16 Km   5 ORE  disl. 200 m

 

Il Diario di Laura

Merc 8 aprile ‘09

 Percorso         Vignola – Pieve di Vignola – Campiglio – bivio per Villabianca – strada per
                Marano – Fornacione – Marano – lungofiume fino a Vignola
Partecipanti      Cate, Carla, Isa, Iso, Laura, Patti, Dani, Regina, Sandro, Gio e, ultima ma non
                la meno importante, Ulli, che è venuta a dare una dimensione cosmopolita al gruppo

Durata      cinque ore circa, per fare 16 km. E’ a noi, credo, che Milan Kundera si  è ispirato per scrivere il suo famoso saggio “ La lentezza”

 

Da Cate alle otto e tre quarti, come al solito, poi sosta alla Muffa per fare colazione, e dopo via versoVignola, per la passeggiata rituale fra i ciliegi in fiore. Alle dieci partiamo.
 Sandro ha uno zaino nuovo in cui le aperture delle tasche, invece che orizzontali, sono verticali, e se lo è scelto così perché gli ricordava una cosa che non ci vuole dire. Ne è molto orgoglioso e che importa se,   appena dimentica di chiudere del tutto le cerniere, il contenuto ne approfitta per fuoruscire? Tutt’intorno la primavera imperversa con grandi tappeti di margherite e botton d’oro e gli alberi da frutto sono pieni di nuvole leggere e profumate di fiori. L’aria è tiepida, e c’è il sole – ma anche qualche nuvola.
 Cate sta per iniziare un trasloco temporaneo, per la ristrutturazione della sua casa, e noi ci offriamo di aiutarla, ma lei rifiuta. Non sarà perché la sua è una famiglia fiera ( in uno stato fiero )?
Arriviamo alla Pieve di Vignola dove, in un ampio spazio di lato alla chiesa, sono state messe delle panche di pietra disposte a cerchio e su una di queste una Sacra Famiglia molto realistica, di metallo brunito a grandezza naturale. Noi ci sediamo tutti in circolo. La Madonna porta sandali n. 45, però è bella, anche troppo, coi capelli lunghi e ricciuti sulle spalle. Il Bambino tende  le braccine verso Carla, che sta di fronte a lui, ma lei fa finta di niente e non lo vuole assolutamente prendere in braccio. Qualcuno domanda: dal momento che Cofferati lo chiamavamo Coffy e Guazzaloca Guazza, come chiameremo Cazzola? Intanto che cerchiamo la risposta, Sandro fa passare in giro delle pagnottine di crescente che lui chiama “ cazzini “ – e ti pareva! Ma sono solo otto e noi siamo in 11, quindi Carla fa le parti dividendoli prima in due poi dividendo il resto per undici, e poi ancora e ancora, finchè l’ultimo pezzo è una grossa briciola.
 Poi  prendiamo la via Nonantolana – un bel sentiero a tratti fangoso - verso Campiglio. Quando arriviamo al paese, molto grazioso e ben ristrutturato , credendo che Sandro sia davanti e stia proseguendo, mi fermo a chiamare a gran voce Patti, che è rimasto indietro e faccio gesti perentori perché si sbrighi. A dire il vero però Sandro era rimasto con Patti a chiacchierare con un signore del luogo che gli stava parlando della Moretta di Vignola – una sua morosa? -  e che sentendomi sbraitare ha chiesto. “ Ma che mogli avete?” e si è dichiato felice di essere vedovo.
 Proseguiamo verso Marano e ci fermiamo a mangiare in un prato digradante che trabocca di margherite bianche e gialle, di una bellezza assoluta. Mentre mangiamo ci incantiamo a guardare un’ape che si posa sui fiori facendoli incurvare e dondolare sotto il suo peso A fine pasto il caffè portato da Isora e i dolci: un panettone e una colomba,  metafora del tempo che passa.  E intanto Patti dipinge un acquerello, che immortala la bellezza del luogo e di Ulli, e alla fine  glielo regalerà. Poi via verso Marano, dove ci fermeremo a prendere gelati e caffè. Raggiungiamo poi il sentiero che corre lungo il Panaro, e lo seguiremo fino a Vignola, accompagnati dallo scorrere lento e diafano dell’acqua, raccogliendo radicchi e chiacchierando. Passano due signori attempati in bicicletta e approfittano del fatto che siamo un gruppetto di sole donne  per chiederci con aria malandrina se vogliamo montare.
Gio rifiuta sdegnosamente a nome di tutte e però poi, quando se ne sono andati, ne discutiamo e ci pentiamo di non averli messi con le spallre al muro; così quando ripassano e ripetono l’invito io dico “ E se accettassimo?” e loro, abbandonando per un attimo il ruolo di sciupafemmine: “ Faremmo quello che possiamo”. Intanto siamo rimaste un po’ distanziate dal gruppo; ma ecco che vediamo Sandro, da solo, che ha preso un sentierino laterale e lo seguiamo. Il sentiero però finisce  contro una scarpata, che saliamo arrampicandoci con le mani e coi piedi – Cate è tutta contenta perché finalmente c’è un po’ d’ avventura – per poi trovarci davanti una siepe invalicabile e quindi dobbiamo tornare indietro. Ma perché Sandro si era avventurato per un sentiero così impervio? Voleva andare alla toilette, e ci sgrida perché l’abbiamo seguito – del resto ci sgrida anche se non lo seguiamo… A casa alle sei.