Martedì 16:  bus 65 per Mdina - bus 80 per La valletta poi 27 per Marsaxlokk - Pranzo sul porto - Bus noleggiato per Blu grotto e i templi megalitici di Hogar Qin e Mnajdra - ritorno a La Valletta : City Gate - Via della Repubblica - Bastioni est - Upper Barakka Gardens - Cena al ristorante Galeone di Sliema.

DIARIO

Martedì 16 novembre

 Sveglia alle sette e mezzo perché alle otto e mezzo dobbiamo prendere l’autobus per M’dina. La colazione è principesca: all’inglese con uova fritte e bacon, poi formaggi e salumi, uova, vari tipi di panini e marmellate, yogurt, frutta, dolci. Ci sono naturalmente anche i pastizzi  ravioliformi di pasta sfoglia ripieni . Ci abbuffiamo, e Sandro dice che non ci porta più a mangiare a buffet perché ci facciamo riconoscere . Sandro ha una brutta faringite e la voce molto roca, ma non vuole prendere medicine perché – dice – si ammalerebbe. Stamattina anche Carla ha la faringite e questo dà origine a un intrecciarsi  sfrenato di pettegolezzi. Mentre arriviamo sul lungomare ci vediamo sfrecciare davanti agli occhi l’autobus, però poi riusciamo a trovarne un altro entro un tempo ragionevole. Saliamo, facciamo il biglietto goirnaliero , ci sediamo e ci guardiamo attorno.E’ un autobus d’antiquariato che era già vecchio ai tempi della prima guerra mondiale, quando è stato pulito per l’ultima volta. La tappezzeria dei sedili è tutta sdrucita e quando parte comincia subito a sferragliare e sobbalzare, offrendoci un vibro-massaggio gratuito.  Nelle salite ansima in modo preoccupante. Gnafà, penso, ma poi invece ce la fa, senza che neanche dobbiamo scendere a spingere. La temperatura è mite, ma una brutta nuvola scura incombe sopra di noi, proprio oggi che non mi sono portata dietro l’ombrello – ma non pioverà, per fortuna, e il cielo a poco a poco si schiarirà. Ai  lati della strada grandi  siepi di  cactus,  bouganville ( anche di color amaranto, mai visto prima ), oleandri e ibiscus in fiore. In cielo uno stormo di uccelli neri che passano come esuli pensieri… Nello spiazzo antistante l’entrata a M’dina delle carrozzelle aspettano i turisti. La città rappresenta l’essenza storica di Malta nella sua migliore espressione estetica. I vicoli nascosti – lontani dalla via principale dove si riversano i turisti a branchi – offrono bellissimi dettagli architettonici. I Fenici, già nel mille a.C., vi avevano eretto una cinta di mura difensive. I romani costruirono poi una grande città, che chiamarono Melita. Il nome attuale le fu definitivamente assegnato dagli arabi quando approdarono  sull’isola nel IX secolo: medina è infatti un termine arabo che significa “ città fortificata”. In epoca medievale M’dina era la residenza d’elezione della nobiltà maltese e sede dell’università, ma i Cavalieri di San Giovanni  le assegnarono un ruolo marginale, facendo del Grand Harbour e La Valletta  il centro delle loro attività. Oggi, circondata dalle sue mura imponenti che racchiudono strade ombreggiate e vicoli silenziosi, M’dina viene spesso chiamata la Città Silenziosa. Napoleone invase Malta nel 1798. Restò sull’isola solo sei giorni, poi proseguì per l’Egitto, lasciando una guarnigione di 4.000 uomini. I francesi abolirono la nobiltà, perseguitarono il clero  e depredarono le chiese. Il 2 settembre 1798, quando tentarono di mettere all’asta i tesori  saccheggiati  nella chiesa delle Carmelitane, ci fu a M’dina una rivolta spontanea: la guarnigione francese fa massacrata e il loro comandante, il capitano Masson, fu scaraventato giù da un balcone ( si potrà parlare di “debalconizzazione “ ? ). I francesi ripararono a La Valletta, dove furono assediati. Per due anni sull’isola si alternarono violenti scontri tra l’esercito maltese e le truppe francesi, poi  i maltesi  chiesero aiuto alla corona britannica, che impose un blocco navale su Malta fino alla capitolazione dei francesi ( settembre 1800 ). Appena entrati nella cittadella arriviamo alla chiesa di S. Agata, una martire cristiana di origini siciliane – Catania e Palermo ne rivendicano entrambe i natali -  che si rifugiò a Malta per sfuggire alle attenzioni morbose del governatore siciliano. Ritornata nella sua terra natale fu imprigionata e sottoposta a tortura: i seni le vennero amputati e poi fu condannata a morte e messa al rogo. Gianni dice che per la festa di S. Agata a Catania le donne vanno in processione a seno nudo, mentre gli uomini  restano chiusi  a chiave in casa, a sbavare. Vedete voi se volete credergli. Proseguiamo per la strada principale.  Alla porta di un negozio di souvenir c’è una grande armatura. C’è chi vorrebbe comprarla, ma poi come si trasporta? Mettitela addosso che tanto alla dogana lasciano passare tutto, dice Gianni. Proseguiamo per la strada principale, intersecata da stradine pittoresche che – dice Sandro – sono disposte secondo uno schema sessuale, cioè a cazzo. I palazzi hanno un bel colore caldo che ricorda Lecce e l’architettura fa venire in mente quella dei palazzi siciliani. L’atmosfera è calda e raccolta. Ci fermiamo nella bella piazzetta della cattedrale, dove però non entriamo perché si paga e immaginiamo che non ne valga la pena. Continuiamo verso i bastioni e quando ci arriviamo la vista sulla pianura circostante è veramente mozzafiato come dice la guida, che informa anche che nelle giornate eccezionalmente limpide si può riuscire ad intravvedere perfino la punta dell’Etna, che dista 225 km. Andiamo a un bar con splendida vista sulla pianura e prendiamo il caffè, poi Sandro lascia che ci disperdiamo, dopo averci dato appuntamento alle undici alla fermata dell’autobus. Io resto nel gruppetto che lo segue, non si sa mai con queste stradine che non si sa dove portano. Arrivati  alla porta della città Sandro intravvede  Sonia e dice che gli pare di Soniare. Alle undici siamo tutti lì nella piazzetta degli autobus e , siccome il cielo si è schiarito, il sole splende e fa caldo, questo è il momento di festeggiare il compleanno di Gio. Cantiamo un adattamento di Lazzarella e Femmena, poi Hey Gio, di  Lennon, Lodi, Nobili e Rabbi, e i passanti si fermano incuriositi. Poi compare una raviola che Carla si è portata da casa già tagliata in 22 quadratini di un cm di lato, con la sua brava candelina sopra. Consegniamo il regalo a Gio, che è tutta commossa e dice che non è mai stata tanto festeggiata. Prendiamo l’autobus – ed è lo stesso dell’andata – che ci porta a  Marsaxlokk, un antico villaggio di pescatori. Vecchie e basse abitazioni costeggiano il lungomare cittadino e una pittoresca flotta di variopinti pesherecci  ( luzzu ) che terminano a punta a entrambe le estremità brulica nel porto.Uomini dal volto segnato dal sole siedono sulle banchine rammendando reti e lamentandosi del prezzo del gasolio , mentre altri carteggiano, verniciano e lucidano le proprie barche – o almeno così dice la guida, noi non li abbiamo notati perché tutti presi dalla ricerca del ristorante. I pescherecci verniciati di blu, rosso e giallo con gli attenti “ Occhi di Osiride “ dipinti sulla prua per tenere lontani gli spiriti maligni, formano un quadro particolarmente pittoresco in un trionfo di colori. Un gruppo di ragazze coraggiose decide di visitare il paese saltando il pranzo, mentre il grosso del gruppo si siede in un ristorantino all’aperto, dove ci sediamo al sole, un vero privilegio se si pensa che a Bologna piove. La cameriera cerca di indirizzarci verso i lampuki, e i più li ordinano invogliati dal fatto che  si pescano solo in questra stagione, o forse solo questa settimana, o forse solo oggi. Altri ordinano il baccalà, ed entrambi saranno ottimi e in porzioni molto grandi. E però ci mettono un sacco di tempo a portarceli. Dobbiamo andare ad aiutarli a pescarli? Alla fine pagheremo solo 10 euro, una vera sciocchezza . Sandro propone di andare a visitare dei templi megalitici non lontani da lì, ma i servizi pubblici latitano, così il ristoratore ci prenota un pulman privato tutto per noi. Mentre aspettiamo che arrivi ,andiamo a  curiosare nel mercatino in riva al mare che offre souvenir e belle tovaglie ricamate. L’autobus arriva, tutto rutilante di velluto rosso, e ci porta a una piattaforma panoramica sopra Blue Grotto – praticamente la Grotta Azzurra - , un imponente arco naturale che si apre nelle scogliere rocciose affacciate sul mare. E’ molto scenografico e si staglia su un mare di acqua pulita dai colori intensi. Proseguiamo per i templi di Hagar Qim ( letteralmente “ pietre che stanno in piedi “ ) e Mnajdra – ma che lingua è? Mi avevano detto che il maltese è un insieme di arabo, inglese e italiano, ma dell’italiano non  mi pare che ci sia traccia. I templi megalitici di Malta sono le strutture in pietra autoportanti più antiche del mondo. Qualcuno, forse Pino, ha detto che prima erano gli dei che a turno tenevano su le pietre con la mano, ma non ci sono riscontri oggettivi. I  templi risalgono in gran parte al periodo che va dal 3600 al 3000 avanti Cristo, oltre 500 anni prima delle piramidi dell’antico Egitto. Quelli che abbiamo visitato noi sono fra i meglio conservati. La finalità di queste misteriose strutture è oggetto di un acceso dibattito. Presso molti siti sono stati rinvenuti anche pietre a forma sferica di dimensioni simili a palle di cannone ed è stata avanzata l’ipotesi che siano stati usati come cuscinetti a sfera per spostare più facilmente  i pesanti megaliti. Questi templi sono situati  in un terreno fertile su un versante posto a sud-est, nei pressi di alcune grotte. La pianta è a trifoglio, con camere circolari che si sviluppano attorno all’asse centrale. La costruzione è fatta di blocchi di pietra che arrivano fino a 20 tonnellate. Ci sono cavità e alloggiamenti  ricavati nelle pietre, forse per sostenere porte in legno o tendaggi che fungevano da riparo per animali. Nei templi non sono state trovate tombe, mentre conservano statue e immagini della cosiddetta “ donna grassa “, probabilmente una dea legata alla fertilità. Ci sono fori nella pietra, e una decorazione che non si sa se fosse un protocalendario oppure uno strumento tipo pallottoliere. Ci sono poi le “ nicchie degli oracoli “, piccole aperture nelle pareti delle camere da cui si pensa che i sacerdoti e le sacerdotesse potessero emettere le proprie divinazioni. L’orientamento a sud-est ha suggerito una relazione con l’alba del solstizio d’inverno e qualcuno ha avanzato un’altra convincente teoria sull’allineamento con il sistema solare. Visitare questi due templi, entrando nell’anima dell’antichità, è stato straordinariamente emozionante. Finiamo la visita che il sole sta calando, e restiamo per un po’ lì a guardare il tramonto incantati, poi torniamo indietro e mentre il pulman  ci porta alla Valletta cantiamo canzoni in varie lingue e dialetti. Una volta lì, visitiamo la città che, morbidamente accarezzata dalle luci serali, sembra molto bella. Ci fermiamo in una piazza con al centro una fontana con giochi d’acqua multicolori. Un altoparlante trasmette la musica di un valzer, e si formano tre coppie che ballano. Patti si mette a dirigere i getti della fontana e per un po’ sembra che questi gli obbediscano , alzandosi e abbassandosi al suo comando. Arriviamo sul mare e i tre promontori di fronte a noi sono tutta una fantasmagoria di luci. Una gran bellezza – però domani, quando torneremo qui, vedremo alla luce impietosa del giorno che nella parte nuova il cemento viene giù a colate. Andiamo ai Barakka gardens e ce ne stiamo lì incantati per un pezzo a guardare la città che brilla, poi decidiamo di tornare a Sliema per cenare. Arrivati lì Dani e Pino tornano in albergo – Dani se ne è stata tutto il giorno coi piedi nudi nei sandali ed è un po’ infreddolita. Noi 19 rimasti passiamo un’oretta a decidere dove andare: c’è chi vuole andare in pizzeria ( ma non questa, né quella , nè quest’altra ) chi al ristorante, però questo non va bene,  quello è troppo affollato,quest’altro è squallido. Alla fine ci fermiamo al Galeone dove mangeremo senza infamia e senza lode per 10 euro. In albergo alle dieci e mezzo. In via del tutto eccezionale questa giornata è durata 48 ore – o così ci è sembrato.

 

 

La Valletta da lungomare di Sliema

Il lungomare est di Sliema

dettagli di bus

La porta d'accesso a Mdina

stradine di Mdina

vista dai bastioni nord, verso La Valletta

caffè al volo

festeggiamenti per il compleanno di Gio'

la piazza del tritone, stazione dei bus di La Valletta

il porto peschereccio di Marsaxlokk

il Blu Grotto

pranzo abbondante per 7 euro!!

la costa vicino al Blu Grotto

la zona dei templi megalitici: Hagar Qin e Mnajdra

visione aerea di Hagar Qin

la famosa venere di Malta trovata qui

Mnajdra

torre di avvistamento del '500