30- mercoledì 21 APRILE 2010
Giro turistico: Pompeano di Serramazzoni -
A piedi: Parrocchiale di Gombola -  Ponte Gombola - Castello di Gombola. Pranzo nel sagrato della chiesa di Gombola
Poi vana ricerca del Ponte del Diavolo

Il diario di Laura

Mercoledì 21 aprile ‘10

Percorso                          Serramazzoni – Pompeano – Castello di Gombola – alla ricerca del Ponte del dia-

                                          volo perduto

Partecipanti                    Alba, Carla, Cate, Dani, Gio, Iso, Luisa, Laura, Patti, San Dron, Titti, Umberto

Durata                              tre ore – difficile dirlo con esattezza, eravamo sempre lì accasciati da qualche parte

 

Ieri sera, pensando  a quanto si è speso per prenotarci e riprenotarci il viaggio ad Ibiza, Gio ha pensato: Sandro santo subito ! e come chiamarlo? San Dro, naturalmente. Appena lo vediamo – alle nove da Cate – glielo comunichiamo e lui dice che preferisce San Dron. D’accordo.Finita la canonizzazione, lui ci propone di scegliere fra due percorsi: 1) a vedere la fioritura dei meli da Savignano a Vignola 2)Serramazzoni. La maggioranza opta per i meli, e quindi lui decide che andremo a Serramazzoni. La strada è lunga ma bella, fiancheggiata da prati di un verde furibondo e da colline di bottondoro di una bellezza fluida,mobile e collettiva. Quando ormai siamo vicini alla meta , ci si para davanti il Cimone tutto coperto di neve, una bellezza.A Serra ci fermiamo a prendere il caffè – Come fanno il caffè qui… , dice Patti con aria sognante, tutto preso dal ritorno alle sue origini e da un attacco di campanilismo. C’è il mercato settimanale, e il paese è tutto pervaso da una vita vivace e affollata. L’aria è frizzante, d’altra parte siamo a 770 metri d’altezza. La seconda tappa è a Pompeano, dove il bel castello del XIII secolo si arrampica su per una roccia verdastra di ofiolite vulcanica sottomarina. Nel piccolo gruppo di case ai piedi del castello si respira un’aria di pace fuori dal tempo, e ci mettiamo  a fantasticare di trasferirci tutti qui, ma veniamo riportati bruscamente alla realtà vera della campagna da una puzza insostenibile di letame. Facciamo una breve passeggiata, col sole che accende i colori dei prati , delle forsizie ancora fiorite e delle nuvole dei ciliegi in fiore. Andiamo poi verso Gombola, dove arriviamo alle 12.30 e cominciamo la passeggiata. Uffa, proprio adesso che sarebbe ora di buttare la pasta. Andiamo verso il vecchio mulino che ci piacerebbe visitare, ma la signora che vive lì pare che ci voglia azzannare  e devo richiamare in fretta Sandro e Iso che si sono avventurati giù per un viottolo che lei dice arrabbiatissima che è proprietà privata e che non si può fare foto e non si può entrare. Non lo mettiamo in dubbio, però era meglio se avvertivano con un cartello. Davanti a questa oservazione comincia ad ammansirsi, e va a finire che quasi quasi ci invita in casa. Cominciamo a salire verso il castello. Arriviamo a una fattoria dove ci sono alcuni pavoni, che cerchiamo invano coi toni più melliflui di convincere a fare la ruota, ma non c’è verso. All’ingresso del Castello di Gombola c’è un piccolo cimitero, e su una tomba un gatto se ne sta sdraiato al sole a tener compagnia alla defunta lì sepolta, forse la sua padrona. A Castello di Gombola il castello non c’è, e però è un paesino di straordinaria semplice e antica bellezza. E’ quasi disabitato ma, ci diranno poi, d’estate si anima di molti villeggianti. C’è una podesteria, che naturalmente sarà lì per accogliere i podisti. Ma no, ci diranno poi, era la sede del podestà. Ci fermiamo nel prato davanti alla chiesa,dall’architettura essenziale ed elegante. Ci  assembriamo tutti attorno a Sandro - e non solo perché ha stappato una bottiglia di ottimo vino rosso – e ci mettiamo a mangiare. Alla fine del pasto, un’ala della colomba che mi è rimasta lì da Pasqua,che Carla divide abilmente in dodici parti assolutamente uguali. Noi ragazze cantiamo poi le lodi di San Dron che è forte con noi / e da uomo sa dir / parole col cuor – Desoline, interviene lui -/ e da santo sa far / meraviglie per noi / ma quel che amiamo in lui / è la guida che / nasconde in sé. Quando si stancherà di avere tutte queste donne attorno? Non c’è problema, dice lui, tanto succede sempre che una è stanca, una ha mal di testa… Dani e Carla si allontanano e dopo un po’ Carla torna terrorizzata, seguita da un lupo “ morsicano “ che è ancora molto indietro nel processo di trasformazione in cane, e fa paura. Dani è scomparsa, l’avrà mangiata… ma no, eccola che se ne viene con un fascio di erbe mangerecce. Ritorniamo a Gombola, dove ci fermiamo al bar a bere e a mangiare gelati. Poi ripartiamo, verso il Ponte del diavolo. Attraversiamo il ponte sul torrente Rossenna, che sta lì sotto a saltellare e spumeggiare. A un certo punto mi rendo conto che non ho più i miei bastoncini. Aiuto! Non li avrò lasciati al Castello? Torno indietro con Patti, tutta affannata, ma per fortuna li ritrovo al bar. Mentre me ne vado, il padrone mi saluta:” Ciao, bella!”. E’ cieco o solo ipovedente?, mi chiederanno le mie amiche quando glielo racconterò. Riprendiamo le macchine e all’indicazione “Ponte del diavolo “ voltiamo a destra su per una stradina impervia. La segnaletica sparisce, quindi ci fermiamo nello spiazzo davanti alla chiesa e Patti e Umberto vanno in ricognizione, ma non c’è nessuno in giro e nessuno si affaccia alla finestra – penseranno che sono Testimoni di Geova. L’unica persona che incontrano è un extracomunitario. Patti cerca di mimare il diavolo, ma lui non capisce. Sopraggiunge poi un camionista che  suggerisce di chiedere informazioni a un gruppo di persone ferme davanti alla chiesa. Prendiamo un sentierino che scende a valle, ma ben presto finisce nel nulla, quindi torniamo indietro sconfortati  e , dato che sono già le cinque, riprendiamo la strada di casa, dove arriviamo verso le sette.

 

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