31- mercoledì 28 APRILE 2010
Sammommè - Castagno - Piteccio
Bus per Pistoia - breve giro da P.zza S.Francesco a Stazione.
Viaggio in treno - Pranzo al sacco
Ore 2.15 teoriche

Il diario di Laura

Mercoledì 28 aprile ‘10

Destinazione               S. Mommè – Castagno – Piteccio – Pistoia

Partecipanti                Alba, Anna Ch, Cate, Carla, Dani, Gio, Laura, Luisa, Sandro, Umberto, Titti

Durata                          tre ore

              Alle otto e mezzo sono seduta al sole su un paracarro, aspettando che mi vengano a prendere – se si ricordano. Dunque, mettiamoci avanti col diario. Oggi andiamo a visitare un collega di San Dron, San Mommè… e mentre scrivo dal mio zaino si spande attorno un gran profumo di ribollita. Perché sì, mi sono portata dietro quella rimasta dalla cena di ieri sera, per mangiarla tutti  assieme a pranzo. Ah, la cena di ieri sera, che bella! A questo proposito colgo l’occasione per indirizzare un sentito ringraziamento a : 1) me stessa, senza il cui impegno generoso e appassionato la serata non sarebbe stata possibile  2) Carla, per la stessa ragione  3) Shiva, che ha dimostrato di essere in grado di moltiplicare i pani e le ribollite – temevo che il cibo non fosse sufficiente, e invece ne abbiamo portato a casa molti canestri   4) i nostri cari amici che ci hanno aiutato ( stavo per dire “ amiche” ma poi mi sono ricordata che c’era anche Gianni e basta un solo Gianni per trasformare quindici amiche in “amici”, una insopportabile ingiustizia grammaticale). La macchina arriva, salgo e ci dirigiamo verso Casalecchio fra due muraglie di papaveri molto scenografiche – sono fiori molto determinati, che crescono su un terreno quasi verticale, e certo l’acqua  non si fermerà molto a bagnarli. Alla stazione Garibaldi io e Carla cerchiamo invano di fare il biglietto, ma la macchinetta è fuori servizio e ci toccherà farlo sul treno. Gli altri ce l’hanno già e quelli che l’hanno fatto via internet sono ancora lì che bestemmiano, perché il computer non voleva accettare nessuna delle possibili grafie di S. Mommè – poi alla fine una l’ha accettata, la più strana, ma non mi ricordo qual è. Il tempo in treno passa in un attimo, chiacchierando come al solito di cose irrilevanti – basta dire che la notizia  più interessante è che Noemi si è rifatta il seno per cancellare le impronte digitali. Arriviamo a S. Mommè, ridente paese di villeggiatura a 555 m di altezza  che al momento sembra quasi deserto. Scendiamo dal treno, Sandro alza gli occhi al cielo e dice che i  “civvi” lo preoccupano. Noi no, perché non sappiamo cosa diavolo siano. All’inizio passiamo fra due ali di lunarie tutte fiammeggianti e la vegetazione è quella di montagna, poi mentre scendiamo cominciamo a comparire gli ulivi e i cipressi, un paesaggio bellissimo, tipicamente toscano. Arriviamo alla chiesa parrocchiale, che vorremmo visitare, ma è chiusa.Seduto su una panca nel giardinetto laterale c’è un signore molto “ abbronzato”, secondo la terminologia del nostro amato presidente del consiglio – notare le minuscole. Si nasconde dietro il giornale, e ce ne andiamo senza interpellarlo per non disturbare. Ci fermiamo nella piazzetta del paese ad osservare la vita serena  del luogo: l’unica preoccupazione degli abitanti sembra essere come si deva scrivere S. Mommè. Un signore ci dice che quello che abbiamo visto leggere il giornale è il parroco, che è stato un bravo attaccante  dell’Inter e che si chiama Oba Oba Martins – Umberto se ne ricorda. Torniamo indietro, gli diciamo che vorremmo visitare la chiesa e lui dice che è chiusa. Non è possibile, dico io, c’è scritto che è aperta fino alle dodici e mezzo. Allora si alza di malavoglia, entra in canonica , ci apre e scompare. Non poteva illustrarcela? Visitiamo la chiesa poi torniamo sulla piazzetta. Sandro non c’è, quindi torno indietro a cercarlo e lo trovo che parla amichevolmente col prete. Evidentemente non è così orso come pensavamo, noi ragazze probabilmente ci voleva evitare perché siamo ancora pericolose.
A casa Bruni , dove l’ultima volta che siamo passati  quattro anni fa avevamo chiacchierato amichevolmente con le persone che abitano lì, appena ci vedono si ritraggono dalla finestra. Devono aver pensato: Visite troppo ravvicinate! ( della serie: Troppe domande!  della signora di Chiapporato)

Scendiamo verso la chiesa di Castagno che ha un elegante porticato davanti e sotto una statua che Sandro definisce “ una gnocca “ prima di rendersi conto che è un Cristo. Torniamo un po’ indietro e ci sediamo su delle panchine a mangiare gli avanzi di ieri sera, ancora ottimi. Scendiamo verso Castagno  e ci fermiamo alla fontana per bere. Ma l’acqua sarà potabile? Perché non chiediamo alla signora alla finestra? Che però è di gesso, come il bambino col gatto del piano superiore . Il paese  è molto grazioso, con qualche bella casa antica. In giro ci sono molte opere d’arte, pitture murali, sculture… Probabilmente d’estate degli artisti vengono qui a passare le vacanze.

Scendiamo verso Piteccio. Arrivati in paese  ci sediamo a un bar, all’aperto. Un indigeno ci guarda. Quante donne!, dice. Sandro gli chiede se ne vuole qualcuna ma lui declina perché dice che quelle che ha gli bastano. Titti ci legge la sua guida di Ibiza, che è molto apprensiva e raccomanda di stare attenti a questo e a quello, e Sandro la definisce “ Il manuale delle giovani desoline”. Prendiamo l’autobus e scendiamo alla Chiesa di S. Francesco di Pistoia, che visitiamo. E’ bella, di linee essenziali ed eleganti. Poi il gruppo va alla Piazza del Duomo, che la guida dice – come per tutte le piazze – che è una delle più belle d’Italia. A me fa male un piede, quindi prendo l’autobus e vado ad aspettarli alla stazione. Alle sette e mezzo a casa.

 

 

 

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