Il diario di Laura
Mercoledì 28 aprile ‘10
Destinazione S. Mommè – Castagno – Piteccio – Pistoia
Partecipanti Alba, Anna Ch, Cate, Carla, Dani, Gio, Laura, Luisa, Sandro, Umberto, Titti
Durata tre ore
Alle otto e mezzo sono seduta al
sole su un paracarro, aspettando che mi vengano a prendere – se si ricordano.
Dunque, mettiamoci avanti col diario. Oggi andiamo a visitare un collega di San
Dron, San Mommè… e mentre scrivo dal mio zaino si spande attorno un gran profumo
di ribollita. Perché sì, mi sono portata dietro quella rimasta dalla cena di
ieri sera, per mangiarla tutti assieme a pranzo. Ah, la cena di ieri sera, che
bella! A questo proposito colgo l’occasione per indirizzare un sentito
ringraziamento a : 1) me stessa, senza il cui impegno generoso e appassionato la
serata non sarebbe stata possibile 2) Carla, per la stessa ragione 3) Shiva,
che ha dimostrato di essere in grado di moltiplicare i pani e le ribollite –
temevo che il cibo non fosse sufficiente, e invece ne abbiamo portato a casa
molti canestri 4) i nostri cari amici che ci hanno aiutato ( stavo per dire “
amiche” ma poi mi sono ricordata che c’era anche Gianni e basta un solo Gianni
per trasformare quindici amiche in “amici”, una insopportabile ingiustizia
grammaticale). La macchina arriva, salgo e ci dirigiamo verso Casalecchio fra
due muraglie di papaveri molto scenografiche – sono fiori molto determinati, che
crescono su un terreno quasi verticale, e certo l’acqua non si fermerà molto a
bagnarli. Alla stazione Garibaldi io e Carla cerchiamo invano di fare il
biglietto, ma la macchinetta è fuori servizio e ci toccherà farlo sul treno. Gli
altri ce l’hanno già e quelli che l’hanno fatto via internet sono ancora lì che
bestemmiano, perché il computer non voleva accettare nessuna delle possibili
grafie di S. Mommè – poi alla fine una l’ha accettata, la più strana, ma non mi
ricordo qual è. Il tempo in treno passa in un attimo, chiacchierando come al
solito di cose irrilevanti – basta dire che la notizia più interessante è che
Noemi si è rifatta il seno per cancellare le impronte digitali. Arriviamo a S.
Mommè, ridente paese di villeggiatura a 555 m di altezza che al momento sembra
quasi deserto. Scendiamo dal treno, Sandro alza gli occhi al cielo e dice che i
“civvi” lo preoccupano. Noi no, perché non sappiamo cosa diavolo siano.
All’inizio passiamo fra due ali di lunarie tutte fiammeggianti e la vegetazione
è quella di montagna, poi mentre scendiamo cominciamo a comparire gli ulivi e i
cipressi, un paesaggio bellissimo, tipicamente toscano. Arriviamo alla chiesa
parrocchiale, che vorremmo visitare, ma è chiusa.Seduto su una panca nel
giardinetto laterale c’è un signore molto “ abbronzato”, secondo la terminologia
del nostro amato presidente del consiglio – notare le minuscole. Si nasconde
dietro il giornale, e ce ne andiamo senza interpellarlo per non disturbare. Ci
fermiamo nella piazzetta del paese ad osservare la vita serena del luogo:
l’unica preoccupazione degli abitanti sembra essere come si deva scrivere S.
Mommè. Un signore ci dice che quello che abbiamo visto leggere il giornale è il
parroco, che è stato un bravo attaccante dell’Inter e che si chiama Oba Oba
Martins – Umberto se ne ricorda. Torniamo indietro, gli diciamo che vorremmo
visitare la chiesa e lui dice che è chiusa. Non è possibile, dico io, c’è
scritto che è aperta fino alle dodici e mezzo. Allora si alza di malavoglia,
entra in canonica , ci apre e scompare. Non poteva illustrarcela? Visitiamo la
chiesa poi torniamo sulla piazzetta. Sandro non c’è, quindi torno indietro a
cercarlo e lo trovo che parla amichevolmente col prete. Evidentemente non è così
orso come pensavamo, noi ragazze probabilmente ci voleva evitare perché siamo
ancora pericolose.
A casa Bruni , dove l’ultima volta che siamo passati quattro anni fa avevamo
chiacchierato amichevolmente con le persone che abitano lì, appena ci vedono si
ritraggono dalla finestra. Devono aver pensato: Visite troppo ravvicinate! (
della serie: Troppe domande! della signora di Chiapporato)
Scendiamo verso la chiesa di Castagno che ha un elegante porticato davanti e sotto una statua che Sandro definisce “ una gnocca “ prima di rendersi conto che è un Cristo. Torniamo un po’ indietro e ci sediamo su delle panchine a mangiare gli avanzi di ieri sera, ancora ottimi. Scendiamo verso Castagno e ci fermiamo alla fontana per bere. Ma l’acqua sarà potabile? Perché non chiediamo alla signora alla finestra? Che però è di gesso, come il bambino col gatto del piano superiore . Il paese è molto grazioso, con qualche bella casa antica. In giro ci sono molte opere d’arte, pitture murali, sculture… Probabilmente d’estate degli artisti vengono qui a passare le vacanze.
Scendiamo verso Piteccio. Arrivati in paese ci sediamo a un bar, all’aperto. Un indigeno ci guarda. Quante donne!, dice. Sandro gli chiede se ne vuole qualcuna ma lui declina perché dice che quelle che ha gli bastano. Titti ci legge la sua guida di Ibiza, che è molto apprensiva e raccomanda di stare attenti a questo e a quello, e Sandro la definisce “ Il manuale delle giovani desoline”. Prendiamo l’autobus e scendiamo alla Chiesa di S. Francesco di Pistoia, che visitiamo. E’ bella, di linee essenziali ed eleganti. Poi il gruppo va alla Piazza del Duomo, che la guida dice – come per tutte le piazze – che è una delle più belle d’Italia. A me fa male un piede, quindi prendo l’autobus e vado ad aspettarli alla stazione. Alle sette e mezzo a casa.
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